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Per Aspera Ad Veritatem n.13
Culti, sette, nuovi movimenti religiosi

Con interventi di: Michele DEL RE, Mario DI FIORINO, Giuseppe FERRARI, Michael FUSS, Cecilia GATTO TROCCHI



(**) Il fenomeno delle sette, o altrimenti detti nuovi movimenti religiosi, è diventato, in questo scorcio di secolo e di millennio, di indubbia attualità e, in diverse occasioni, anche di sconcertante pericolosità al punto che fenomeni cruenti, quali quelli accaduti negli anni ‘70 nella Guyana francese, dove si suicidarono centinaia di persone al seguito del loro guru, il Rev. Jones, rischiano di diventare sempre più frequenti.
I suicidi collettivi, le stragi (anche quando solo tentate), i reati legati a particolari rituali, i danni di natura psicologica oltre che fisica, i tentativi di infiltrazione nelle strutture pubbliche e private, sono solo alcuni degli eventi registrati in questi ultimi anni dai quali immediatamente si evince come le sette possano creare una seria minaccia all'integrità fisica e psichica degli adepti, oltre a costituire un pericolo di notevole rilevanza sociale per l'intera collettività.
D'altra parte, il problema che tali compagini settarie sollevano, per ogni Stato di diritto che tuteli la libertà di associazione, di pensiero e religiosa, è quello di armonizzare la tutela costituzionale di dette libertà con la difesa, anch'essa costituzionale, della salute dei cittadini e della sicurezza dello Stato.
Infatti, è quasi superfluo sottolineare la dignità che riveste ogni credenza, sia per quanto attiene alla dimensione più prettamente culturale del fenomeno sia per la valenza strettamente religiosa che tocca, tra l'altro, le corde più intime del sentire umano.

E' sotto gli occhi di tutti come, nella società occidentale, sia ormai sempre più sentita l'esigenza di un ritorno alla dimensione spirituale. Pertanto, il proliferare delle nuove religioni si spiega anche a causa della struttura stessa della nostra civiltà che, avendo dato enorme spazio al progresso tecnologico e produttivo, di fatto ha sottovalutato le esigenze più profonde dell'animo umano. Significativo, al riguardo, è il fatto che, all'inizio degli anni ‘70, molti sociologi avessero preconizzato come imminente la "morte di Dio", venendo poi totalmente sconfessati dai fatti.
Tuttavia, l'odierna forte richiesta di spiritualità trova, spesso, un uditorio sprovveduto e comunque influenzato dallo stile di vita "pragmatico" della società in cui vive. Non a caso, infatti, molti dei Nuovi Movimenti offrono un "prodotto" che ben si adatta alla nostra civiltà, legando le esigenze dello spirito con le attività umane anche le più tecnologizzate. Tipico esempio può essere rappresentato proprio dalla setta americana dell'Heaven's Gate (Porta del Paradiso), venuta tristemente alla ribalta nel ‘97 per il suicidio collettivo dei suoi membri, i quali lavoravano nel campo informatico offrendo dei prodotti particolarmente significativi via Internet.
Questo, come altri esempi, evidenziano un primo dato: alla dignità che ogni movimento di pensiero porta con sé è correlato un rischio sul tipo di "merci" che si trovano esposte, in quello che è stato definito il "supermarket delle religioni". Insidie e trappole sono spesso dissimulate, specialmente agli occhi degli avventori più inesperti.

D'altra parte, i crimini commessi dai seguaci di alcune Sette diventano degli indicatori, estremamente significativi, di un fenomeno che deve essere però analizzato anche prima e al di là della notitia criminis.
Pertanto, l' "intelligence" è investita di un ruolo specifico che esula dai compiti di altri organismi addetti alla repressione dei fenomeni generali, in quanto la minaccia non sempre si configura, all'inizio, con specifiche fattispecie di reato. Il primo compito è quindi quello di studiare il fenomeno nella sua varietà e complessità, analizzandone in profondità la tipologia e la struttura, sia nel suo complesso che nello specifico delle singole sette, tenendo sempre presente, d'altra parte, la delicatezza che la questione riveste in virtù dei principi costituzionali.
Si può dire, allora, che la comprensione del problema richiede un adeguamento culturale, in quanto la pericolosità si sviluppa verso orizzonti che necessitano di una adeguata capacità di percezione del rischio, che è diversa da quella a cui erano abituati gli operatori dell'intelligence, almeno fino alla caduta del Muro di Berlino.
Volendo dunque individuare i rischi che provengono dal variegato, e non sempre caratterizzabile unitariamente, mondo delle sette, si può dire che siano principalmente i seguenti:
– i danni all'integrità psichica e fisica delle persone che vi entrano a far parte (specialmente nelle sette di derivazione satanista e nelle cosiddette psico-sette o sette del potenziale mentale);
– una forte destabilizzazione della società civile (come, ad esempio, nel caso dell'immissione di gas nervino nella metropolitana di Tokyo da parte dei seguaci della setta giapponese Aum Shirinkio);
– un tentativo di inquinamento ed infiltrazione in settori e gangli vitali dello Stato o di Organismi di rilevante interesse nazionale (come, ad esempio, strutture governative, industrie, università etc.).
Queste minacce, tra l'altro, possono essere ulteriormente correlate tra loro determinando un valore aggiunto di pericolo in quanto, ad esempio, persone dall'integrità psichica violata sono più facilmente manipolabili ai fini di azioni particolarmente violente o destabilizzanti.
Nelle sette più piccole è accertato che vi sia una maggiore probabilità di pericolo legato a specifiche fattispecie di reato, come anche i suicidi o gli omicidi, che può coinvolgere gli stessi aderenti alle sette. Oltre ai già citati esempi dell'Haeven's Gate o della Guyana francese, si possono ricordare i casi dei suicidi collettivi degli aderenti all'Ordine del Tempio Solare, avvenuti a più riprese in Svizzera, Francia e Canada, ma anche quello più recente della setta neo-induista pacifista e femminista Brahma Kumari, guidata da una psicologa tedesca che nel 1998 a Tenerife, in Spagna, aveva programmato un suicidio collettivo, poi casualmente scoperto e quindi sventato dalle Autorità spagnole.
In quelle di più ampie dimensioni, invece, si evidenzia spesso il tentativo di una vera e propria attività di acquisizione del potere mediante un'azione che esclude la normale dialettica democratica. Casi emblematici sono rappresentati da quelle compagini settarie che, disponendo di un forte potere economico, cercano di influire sull'attività sociale, culturale, economica e politica di un Paese, anche grazie ad una coperta azione di lobbying, tendendo ad imporre un sistema socio-politico che escluda le altre forze politiche ed inquini il circuito democratico-parlamentare.
Uno degli strumenti principali attraverso i quali cercano di perseguire dette finalità è quello dell'inquinamento ed infiltrazione di tutti quegli ambiti di vitale interesse nazionale, statuale o meno, nei quali cercano di far entrare i propri adepti.
La funzionalità del Forum proposto dalla Rivista, quindi, è quello di ottenere dai diversi docenti ulteriori dati conoscitivi volti ad approfondire tutti quegli aspetti che, nell'ottica di un Servizio di Intelligence, possono essere, oltre che di stimolo, soprattutto orientativi per una ricerca più mirata.
In questo senso, la multidisciplinarietà rappresentata dai diversi docenti - che abbraccia l'area sociologica come quella filosofico/teologica, l'area giuridica come quella psichiatrica - già evidenzia un primo dato metodologico sul tipo di approccio alla tematica delle sette.
D'altra parte, questo non esaurisce l'azione di acquisizione di dati informativi in quanto rimane sempre la necessità, per un Servizio, di attingere anche a tutte quelle fonti, aperte ma soprattutto coperte, che possono essere utili per la formazione di sempre più precisi quadri di situazione, diagnostici e previsionali, utilizzabili dall'Esecutivo.
In questa fase può essere anche estremamente utile cercare di acquisire ulteriori informazioni da parte degli ex adepti, pur tenendo conto di tutti i limiti che, da sempre, pongono gli "ex". L'attività di screening è possibile, oltre che doverosa, ma ovviamente necessita della capacità di discernere le notizie oggetto di reale interesse per la sicurezza, dalla mera rivalsa. Ancora una volta, così, appare d'obbligo una capacità professionale specifica.
C'è da dire, d'altra parte, che proprio in questa fase emerge tutta la difficoltà e delicatezza del compito istituzionale, in quanto all'omertà tipica di chi proviene da ambiti così chiusi si associa la estrema attenzione che gli operatori devono usare per cogliere la linea di confine con l'esercizio delle libertà di associazione, di pensiero e religiosa.


Le sette, i movimenti religiosi e parareligiosi emergenti, in particolare il millenarismo, possono in qualche modo, secondo il vostro parere, interessare la sicurezza dello Stato?

Fuss - Certamente sì. Per quanto concerne il millenarismo la mia prima personale convinzione è che il millenarismo non finirà con il 2000. La storia va avanti e ci saranno altri ad annunciare la Fine del Mondo anche per il 2001 e per gli anni successivi.
A questo mi sento di aggiungere un secondo pensiero che si riallaccia ad un esempio storico: sappiamo, è ormai documentato, che tutte le idee legate all'ascesa del Terzo Reich in Germania provengono dall'ambiente massonico e teosofico della fine dello scorso secolo; pertanto, anche quando ci si imbatte in gruppi ristretti che hanno sviluppato una certa ideologia, sia pure al loro interno, non dobbiamo farci illusioni che questa non possa essere ripresa da qualche altra organizzazione che abbia la capacità di trasformare l'ideologia in chiave politica e di creare un movimento politico anche di massa.
Un terzo spunto di riflessione è che, a mio avviso, esiste un'interconnessione tra politica, vita culturale e movimenti religiosi. Alcuni di questi nuovi movimenti religiosi e pseudo religiosi sono l'espressione di una subcultura attuale. Allo stesso modo di come negli Stati Uniti, negli anni '60, una cultura "beat", nata a livello popolare è, all'improvviso, entrata a far parte della cultura dominante, così questi nuovi piccoli gruppi religiosi fanno parte di quel mosaico di subculture nell'ambito della cultura contemporanea che certamente riesce poi a modificarne ed a cambiarne totalmente la fisionomia, con tutti i suoi valori etici e morali ma anche con i suoi simboli e le sue feste. Ad esempio, in alcuni Stati europei, già sorge il problema di riconoscere ufficialmente le feste religiose della comunità musulmana o di altre grandi religioni, e su questa stessa linea verrà chiesto anche il rispetto delle festività proprie di movimenti che hanno il potere finanziario e che mirano ad essere apprezzati e riconosciuti.
Stiamo assistendo alla nascita di una religione neo-arcaica, che proprio nel nome di un "ritorno alle origini" cerca di proporre culti risalenti a prima del cristianesimo una religione primordiale dell'umanità, ispirata dall'Egitto o da Babilonia o da altre culture antiche. Personalmente vedo un tentativo di sostituire totalmente la cultura cristiana, non intendo la sola religione cristiana, ma l'intera cultura cristiana ancora dominante in Europa, con una sorta di religione arcaica.

Del Re - Quanto rilevato dal Prof. Fuss si riallaccia al pensiero del Levine (1) . Occorre precisare che Levine non era cattolico bensì protestante e la sua teoria si inquadra in questa linea del ritorno verso il sacro, che il Prof. Fuss chiama neo-arcaica, con una definizione che ritengo molto importante in quanto identifica un ritorno verso un sacro naturale.

Gatto Trocchi - A mio avviso assume rilievo, a questo punto, la distinzione che si è delineata tra sacro e religioso: la religione è l'insieme complesso di attività umane, di dottrine sulla divinità, sul mistero, un insieme che ha corollari etici. Tutto questo nella nostra tradizione ha una lunga storia, nasce dall'ebraismo, prosegue nel cristianesimo e si solidifica nei Testi Sacri.
Nel nostro secolo, intorno agli anni ‘20, si comincia a diffondere, sia tra gli storici delle religioni che tra gli antropologi e tra gli autori d'avanguardia (quindi di rottura), l'idea del sacro: tutti, proprio tutti, cominciano ad interessarsi del sacro. In proposito il famoso libro di Rudolph Otto (2) - Il sacro. L'irrazionale nell'idea del divino e la sua relazione al razionale (1912) - rappresenta una pietra miliare; subito dopo uno scrittore profondamente anti-istituzionale, Georges Bataille (3) , non solo si occupa del sacro ma fonda una setta segreta, chiamata ironicamente "Collège de sociologie", forse per collegare le discipline sociali emergenti ad una visione arcaica, neo-arcaica, che salta a piè pari il cristianesimo.
Personalmente vedo una contraddizione ideologica tra il concetto di "religioso", che in qualche modo si riallaccia alla Rivelazione, ed il concetto di "sacro", che si ricollega agli uomini. Infatti sono gli uomini a decidere di rendere sacro un luogo od un'azione, per esempio l'atto sessuale, come asserito da Georges Bataille.
Bataille teorizza una sacralità oscena, che libererebbe l'essere umano dall'autorità del padre, dalla paura del fascismo e da altre costrizioni psicologiche e sociali. Da qui il tema insistentemente portato avanti dalla cultura d'élite - dagli anni '20, diciamo dagli anni '10, per arrivare sino ad oggi - del sacro contrapposto al religioso. Secondo me questo è un punto da tenere ben in evidenza perché "religioso", parola e concetto assai complesso, implica molte realtà significative e non soltanto quelle etiche. L'etica, secondo me, ed anche a parere di altri studiosi, è un corollario della vita religiosa: la contrapposizione tra religioso e sacro è proprio una delle linee di tendenza della cultura d'avanguardia che si contrappone alla tradizione e con questa a quanto gli uomini rendono sacro perché decidono di farlo in un determinato momento della loro situazione storica.
Tutte le sette non fanno altro che rendere sacri loro comportamenti, sulla base di decisioni adottate dal loro capo carismatico.

Ferrari - E' interessante la puntualizzazione della Professoressa Trocchi sulla distinzione tra sacro e religioso; interessante perché credo che offra l'opportunità di riflettere su alcune questioni terminologiche: che cos'è la religione? Che cos'è il movimento religioso oggi? Che cos'è una setta religiosa o pseudo-religiosa? Oggi si parla molto di questi argomenti, tuttavia credo sia molto difficile, anche per i giuristi, utilizzare una terminologia esatta.
Un fenomeno come quello delle sette pone tantissimi interrogativi non solo al legislatore, ma anche alle autorità giudiziarie, alle autorità di polizia, ai Servizi di intelligence ed agli studiosi del settore; tra queste problematiche ritengo fondamentale quella concernente l'opportunità o meno di ricorrere a leggi particolari per affrontare il fenomeno; su questo specifico argomento credo che il Prof. Del Re possa dire qualcosa al riguardo. Personalmente avverto il pericolo concreto che alcuni gruppi o movimenti particolarmente ambigui cerchino di ottenere agevolazioni o riconoscimenti giuridici per operare al riparo del principio di libertà religiosa e sfruttare le possibilità che, in tale settore, le leggi in vigore - od ancora in discussione - offrono.
Un obiettivo di intelligence potrebbe essere quello di capire se un gruppo può essere definito confessione religiosa ed accampare i relativi diritti. Il punto è determinante ed a tale riguardo stiamo anche cercando di organizzare un convegno che coinvolga giuristi, psicologi, sociologi. L'iniziativa sarà indirizzata ad affrontare il fenomeno come si presenta in Europa, ed in particolare in Italia, perché riteniamo che questo tipo di confronto sia uno dei punti di maggior interesse, oggi, per quanti studiano tali tematiche.
Vorrei, in conclusione, citare quello che ha scritto, ad esempio, il Consiglio d'Europa, nella Raccomandazione 1178 del 5 febbraio '92, con la quale ha affermato che la libertà di coscienza e di religione è garantita dall'articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell'Uomo: ciò rende inopportuno il ricorso ad una legislazione ulteriore per le sette, anzi i problemi da queste posti potrebbero essere affrontati con interventi di tipo formativo, comprendenti anche la diffusione di una informazione concreta ed obiettiva sulle maggiori religioni e le loro principali varianti, sulla natura delle attività dei nuovi movimenti religiosi e delle sette.
Successivamente è intervenuta una risoluzione del Parlamento Europeo sulle sette in Europa, datata 29 febbraio '96, con la quale si chiedeva agli Stati membri di accertare se le rispettive disposizioni giuridiche, fiscali e penali fossero idonee ad impedire che le attività di certe sette potessero concretizzarsi in azioni illecite.
I due interventi, secondo il mio punto di vista, sono solo apparentemente contraddittori. Ritengo tuttavia che il Prof. Del Re possa essere più chiaro al riguardo.


Proprio al Prof. Del Re, infatti, si voleva chiedere specificatamente: la nostra legislazione è adeguata ad affrontare questo problema o andrebbe integrata in qualche modo?

Del Re - Dico subito che è allo studio un progetto di legge proprio in questa materia, al fine di regolamentare il riconoscimento dei gruppi che "lo meritano", mentre gli esclusi resterebbero allo stato brado, allo stato libero. Il meccanismo sarebbe abbastanza complesso perché prevede sia il riconoscimento che le associazioni di fatto. Quanto detto è sufficiente, comunque, a dimostrare che a livello politico e sociale in genere si sente l'esigenza di una nuova legislazione a riguardo.
In altre circostanze ho già sottolineato una grave carenza legislativa che tuttavia investe non soltanto i culti emergenti, ma anche tanti altri rapporti umani ed in particolare il diritto a tutelare l'integrità psichica.
A parte ogni considerazione, penso che il problema posto dal collega Ferrari sia di rilevante importanza per quanto concerne le forme religiose, para-religiose od anche pseudo-religiose. Infatti solo se noi riusciamo a definire, ad inquadrare in qualche modo il concetto di religione, quando si tratterà poi di fare un bilanciamento tra il principio costituzionale di libertà religiosa e gli altri principi costituzionali, sarà possibile, ad esempio, dare prevalenza al principio di libertà religiosa; se invece non arriviamo a definire in qualche modo il concetto di religione, resteremo sempre in difficoltà concreta per l'applicazione della legge.
Mi spiego con un piccolo esempio perché altrimenti la cosa sembra complessa: come ampiamente noto ebrei e musulmani praticano il rito della circoncisione; d'altra parte, secondo il diritto penale vigente, qualsiasi aggressione alla integrità fisica, viene considerata illecita, persino il tagliare le unghie a chi non vuole che gli siano tagliate.
Evidentemente per tali riti non soltanto si tiene conto della tradizione, ma entra in campo il principio di bilanciamento - "balance" - dei principi costituzionali, in base al quale si può asserire con certezza che, nel caso della circoncisione ebraica e musulmana, il principio di libertà religiosa prevale sul principio, in questo caso, di salvaguardia dell'integrità fisica assoluta e totale. Il bambino, ovviamente non consenziente, che può subire interventi solo per motivi di salute, in questo caso, per una scriminante di valenza religiosa, può subire tale intervento.

Gatto Trocchi - E la circoncisione femminile ? Spesso unita all'infibulazione è una pratica presente in molte tribù subita da circa trenta milioni di donne africane!

Del Re - Si può affrontare anche questo argomento; tuttavia chiarisco che l'esempio proposto è stato scelto volutamente per il fatto che tutti consideriamo più che lecita la circoncisione maschile dei musulmani e degli ebrei. Ecco il principio che ci permette di riconoscerne la legittimità è il principio costituzionale di libertà religiosa; allora, a monte di questo riconoscimento, vuol dire che abbiamo definito l'islamismo e l'ebraismo come religioni. Non potremmo altrimenti, in ogni caso, riconoscere una lesione personale, sia pur relativamente modesta, come non illecita se non soltanto dopo aver riconosciuto questo atto come religioso.
I problemi sorgono, ad esempio, quando si vogliono considerare come pratica religiosa il marchio a fuoco e le frustate, prassi seguite da talune sette sataniche, in quanto sorge la domanda: "Siamo di fronte a un fatto religioso, cioè si può far valere, in questi casi, il principio di libertà religiosa?"
Per rispondere, invece, molto rapidamente a quello che diceva la collega Gatto Trocchi, che si riferiva alla circoncisione ed infibulazione femminile - che è qualcosa di più di quella maschile perché comporta sofferenze gravissime e che, per quanto riguarda l'Italia, più che altro interessa le donne africane immigrate - si tratta di stabilire, prima di tutto, se siamo in materia religiosa.

Gatto Trocchi - Le pratiche cui mi riferisco hanno valenza tribale, non se ne esce. Io voglio solo dimostrare che questo è un serpente che si morde la coda, il famoso Uròboros.
Vorrei, a questo punto, chiedere al Professor Fuss, che non ha terminato il suo intervento, il suo pensiero su quello che ritengo il problema centrale: definire il religioso è, credo, una enorme "impasse" in cui tutti ci troviamo...

Fuss - Forse, adesso, tra i teologi si sta discutendo riguardo ad una possibile definizione di religione che potrebbe un giorno assumere importanza per l'ordine pubblico.
Si sta infatti operando una distinzione tra religione dianoetica e religione autonoma. Un genuino atteggiamento religioso è sempre dianoetico, cioè mette l'uomo in dialogo con Dio, con il divino od anche viceversa, quindi tutta la salvezza si compie attraverso questo dialogo.
Tuttavia, allo stesso tempo, questo atteggiamento dianoetico si esprime anche a livello sociale, cioè una religione genuina vive questo principio di solidarietà nei confronti di tutti gli altri; mentre, d'altra parte, c'è oggi questa concezione di una religione autonoma che celebra proprio l'egoismo tramite un processo di perfezionamento del proprio essere.
Ne è un esempio molto evidente "Scientology" che fa di tutto per sviluppare tutte le capacità inerenti l'uomo, ma in nessun modo propone un atteggiamento dialogico, né rispetto ad una realtà superiore né a livello di solidarietà sociale, umana.
Le tesi di cui parliamo emergono anche esaminando la storia delle religioni, ossia non esclusivamente attraverso lo studio della teologia. Ad esempio Raffaele Pettazzoni (4) parlava di questi due modi di essere della religione: religione liberante e religione relegante. In sostanza, secondo tale teoria, una vera religione ha come carattere fondamentale quello di liberare l'uomo, mentre l'altra forma di religione mette il proprio essere al primo posto. Spesso l'organizzazione religiosa in sé oppure il capo carismatico dell'organizzazione costituiscono lo scopo ultimo dell'attività religiosa.
Quindi penso che in questo campo possano prevedersi contributi importanti da parte della teologia e non solamente della teologia cristiana, ma anche della teologia propria delle altre grandi tradizioni religiose. La Chiesa cattolica, ad esempio, vede questo atteggiamento dianoetico come possibile origine di un dialogo interreligioso, interconfessionale, mentre certamente nessun dialogo è possibile con gruppi che pongono la religione su un livello meramente umano.

Del Re - Il dialogo è inteso solo nei confronti del soprannaturale?

Fuss - Da una parte il dialogo è con il soprannaturale ma poi, di conseguenza, è orientato verso una solidarietà umana, sociale, culturale.

Del Re - Sottolineo che l'aspetto sociale è parte della nostra definizione giuridica di religione.

Fuss - E' chiaro!... Penso, del resto, che la religione possa essere protetta dallo Stato solo in quanto esercita una funzione di solidarietà all'interno della società.

Del Re - Questo è un punto che vorrei anch'io glossare o sottolineare: la differenza di fondo tra la libertà di pensiero (una libertà di tipo diverso anch'essa tutelata dalla nostra Costituzione, seppure in limiti più ristretti) e la libertà religiosa. Perché la nostra Costituzione ha sentito l'esigenza di tutelare, da un lato, la libertà di pensiero, dall'altra, la libertà di religione.
A mio parere sull'argomento vanno utilizzate appieno le considerazioni svolte dal collega Professor Fuss, perché secondo il punto di vista teologico l'elemento di socialità viene proiettato anche verso l'alto, cioè verso un elemento trascendente mentre, dal punto di vista che interessa il giurista e lo studioso di scienze sociali in genere, viene preso in considerazione l'aspetto comunitario di apertura verso gli altri. Non si spiegherebbe altrimenti come mai la Costituzione non si limiti a parlare soltanto di libero pensiero e non ritenga sufficiente quella definizione.
Infatti, nelle Costituzioni esclusivamente liberali, ottocentesche - quindi nel senso ottocentesco del termine - si diceva: "Fermiamoci alla libertà di pensiero, senza andare alla libertà di religione", perché la libertà di religione comportava appunto il riconoscimento, in qualche modo, di queste cellule aperte sull'esterno come strutture di tipo non individualistico, non autonome - come diceva appunto il Professor Fuss - ma a carattere dialogico nei confronti del trascendente ed anche nei confronti degli altri.

Ferrari - Da parte mia vorrei aggiungere alcune considerazioni che si riallacciano al diritto alla libertà religiosa. Credo che il diritto alla libertà religiosa costituisca uno dei diritti fondamentali dell'uomo e ritengo che un documento cardine sull'argomento sia l'enciclica Dignitatis Humanae del Concilio Vaticano II: nulla di meglio è stato scritto sulla libertà religiosa. Si tratta, fra l'altro, di un documento molto breve.
Al punto 4 di questo documento si afferma che la libertà religiosa che compete alle singole persone, compete loro, ovviamente, anche quando si ritrovano in forma comunitaria; inoltre i gruppi religiosi hanno il diritto di insegnare e di testimoniare pubblicamente la propria fede a voce e per iscritto, senza che questo venga loro in alcun modo impedito. Tuttavia, nel diffondere la fede religiosa e nell'introdurre pratiche religiose, si deve evitare ogni modo di procedere secondo attività in cui si sostanzino spinte coercitive o sollecitazioni disoneste o stimoli poco retti, specialmente nei confronti di persone prive di cultura o senza risorse. Un tale modo di agire va considerato come abuso del proprio diritto ed, al contempo, come lesione del diritto altrui.
Penso che questa sia una considerazione molto importante, perché si può ben capire che la tutela della libertà religiosa delle minoranze non deve comunque prescindere dalla libertà e dalla tutela della libertà religiosa del singolo individuo. In altre parole, non è possibile che un'aggregazione che si considera minoranza religiosa chieda per sé la tutela della libertà religiosa, e poi non rispetti quella dei singoli individui. Considero questo un aspetto fondamentale della questione.

Del Re - Ritengo di dover fare una glossa per precisare che, comunque, non si può affermare nei confronti dei gruppi minoritari che chi sbaglia una volta deve essere posto "fuori legge". Occorre lasciare la libertà anche di "sbagliare il secondo giorno" ed esaminare, sulla base di un principio di equilibrio, se l'errore sia connesso ad un singolo fenomeno ovvero sia frutto di un comportamento costantemente illecito.

Di Fiorino - Vorrei approfondire un aspetto che ritengo interessante in relazione alla domanda iniziale e quindi in riferimento ad un interesse in questa materia da parte di chi si occupa di sicurezza e, di fatto, utilizza la "bilancia" di cui ha parlato il Professor Del Re. Certamente in Italia la dichiarazione di illegittimità dell'articolo 603 del Codice Penale rende più difficile trovare un punto di equilibrio, soprattutto per quanto attiene la difesa dell'integrità psichica.
Fra l'altro, la Corte Costituzionale, a suo tempo, ha affermato l'inidoneità dell'articolo 603 c.p., la fattispecie del reato di plagio, per il principio della indeterminatezza, ma non ha certo potuto negare l'esistenza di questi fenomeni che sono certamente sentiti, come dimostra tra l'altro anche questa Tavola rotonda.
Personalmente ritengo che occorra trovare nuovi strumenti per poter tornare ad utilizzare correttamente questa "bilancia" e non credo che si possa contare su di un rilevante aiuto da parte dei teologi, in una fase fortemente caratterizzata da una società secolarizzata e multiculturale.
Ecco l'Uròboros del quale parlava la Professoressa Gatto Trocchi: è un problema questo dove in effetti si rischia di avere un serpente che si morde la coda perché, in pratica, di fronte ad un gruppo che si autoqualifica come religioso, qual è il comportameto corretto da tenere?
Una considerazione di buon senso è emersa nel corso del Convegno di Forte dei Marmi - al quale ha partecipato anche il Professor Del Re - allorché si è cercato di portare la discussione su fatti concreti, su singoli fatti, laddove si è detto che non si deve creare una "zona franca". In altre parole il fatto che un gruppo sia riconosciuto come portatore di una "religione" non deve indurre a giustificare completamente qualunque tipo di comportamento e pertanto deve permanere nei suoi confronti sempre un'attenzione vigile da parte della società.
Passando ad un esempio concreto, posso citare il Gruppo del Rosario, il cui leader pretendeva dagli affiliati un'azione omosessuale che egli presenta come un'azione religiosa necessaria per la salvezza. Allo stesso modo i Catari pretendevano l'endura dopo il consolamento, pratica del tutto normale nella società occitana del tempo, e nessuno può affermare che i Catari non costituissero un'eresia religiosa diffusa.
Questo significa forse che la maggioranza della società deve accettare dei comportamenti che sono contrari al suo stile di vita? Al riguardo credo che la psichiatria debba porre proprio il problema del "bilanciamento" e quindi avere gli strumenti per poter salvaguardare l'integrità psichica e per poter poi intervenire quando a venir minacciate siano le persone più deboli, più suggestionabili.
In uno Stato moderno, secolarizzato, senza più una religione "di Stato", si attenuano gli spazi che rendono possibile far chiarezza su questi argomenti e può apparire lontana la possibilità di porre in essere normative che indichino con precisione quali espressioni siano da considerare "religiose".
In definitiva, al di là della disputa su quali siano le terminologie più appropriate, un criterio utile potrebbe emergere da considerazioni di ordine psicologico, in particolare di psicologia sociale. In proposito occorre porsi interrogativi su come funzionano i movimenti, su come funzionano i gruppi ed inoltre chiedersi fino a che punto un determinato gruppo sia fortemente coeso oppure se alcuni dei meccanismi di cui fa uso possano, in effetti, rivelarsi anche solo potenzialmente pericolosi, ovvero quante volte si siano registrati a suo carico reati di matrice religiosa.
Il professor Del Re aveva sicuramente ragione quando affermava che può essere concesso un secondo sbaglio, tuttavia, quando si osserva che questi errori si ripetono con frequenza all'interno di un gruppo deve sorgere anche un'esigenza di tutela delle persone che si trovano all'interno del gruppo stesso.

Gatto Trocchi - Dopo aver ascoltato le suggestive tesi che sono state esposte dai vari colleghi, viene da chiedere perché, se tutti affermiamo di vivere in un mondo secolarizzato, riteniamo al contempo di vivere in uno Stato laico ed in una società laica; oggi, qui, tutti noi ci stiamo occupando di religioni.
Si sono svolti molti dibattiti tra storici delle religioni, sociologi, antropologi circa la presenza di un trend della secolarizzazione in base al quale il senso religioso avrebbe dovuto estinguersi. La vera domanda, a mio avviso, è questa: che cosa è mai successo per cui negli Stati cosiddetti "laici" sono sorte e sorgono nuove religioni?
La secolarizzazione continua imperterrita oppure è successo qualcosa? Se qualcosa è accaduto cosa ha, in qualche modo, creato al posto di un grande estuario che va verso la secolarizzazione, un delta pieno di tanti rami e rametti che invece continuano a portare avanti il "fiume della religiosità"? Che cosa è successo? Quale significato vi sottende?
Queste possono sembrare considerazioni di fantapolitica ma servono, in realtà, a cercare un nesso tra tutto quello che accade: è utile ricordare le parole di Sombart (5) , storico ed economista, il quale dice che i fatti della storia sono come perle, se non hanno un filo che li lega non servono a nulla.
Penso che ci siano state vere e proprie strategie - non direi occulte ma segrete o nascoste - per sostituire ad un tipo di religiosità un altro tipo di religiosità. Da questo che, a mio parere, è un punto fondamentale consegue che all'interno di tale processo possono nascere schegge impazzite, cioè gruppi che, facendo tesoro del grande insegnamento neo-religioso, neo-spiritualista alternativo, possono anche creare delle turbolenze sociali.
In questo senso volevo richiamare l'attenzione su tesi che sono state pubblicamente esposte e che mi hanno molto colpito: "Oggi, nei tempi travagliati che viviamo, annunciatori della fine del ciclo, l'abominevole Era dei Pesci volge alla fine. Attendiamo il sorgere della nuova Era, l'Era dell'Acquario, che inaugurerà un nuovo grande inizio. Viviamo anni ripugnanti, la fine di un grande ciclo e di un piccolo ciclo: quello dell'ictus (che in greco vuol dire pesce) e stiamo evolvendo nella turbolenza di un periodo di rivelazione, un caos da cui per fortuna deve nascere, se siamo sufficientemente forti, un nuovo Ordine, quello dell'Acquario, segno sublime del nostro fratello Mozart e della sua musica divina che inaugurerà, speriamolo, una nuova Età dell'Oro".
Questa citazione non proviene da un gruppo segreto, si trova in Lécture Française ed è il contenuto di una pubblica Conferenza della Grande Loggia d'Oriente, la Loggia della Perfetta Amicizia, svoltasi il 28 febbraio 1994.
Ritengo che enunciazioni come questa esprimano una nuova teologia: la progressiva soppressione delle frontiere economiche e sociali porterà con sé il predominio dell'uomo forte; sempre nel corso della citata Conferenza è stato detto: "c'è colui che ha minore bisogno, se le cose stanno così dovranno condurre, dopo un periodo di forti tensioni, ad un nuovo ordine teocratico".
Allora, forse, cominciamo a capire perché sorgono nuove religioni, perché un mondo che dovrebbe essere secolarizzato invece è stranamente percorso da pulsioni religiose che contengono nuove spiritualità e nuove forme.
Credo che questo possa essere, anzi sia, il vero problema: c'è un sovvertimento, c'è una effervescenza sociale molto forte, che si legano a situazioni neo-religiose. In proposito diventa un punto nodale stabilire a che cosa mirano i protagonisti di queste situazioni, ossia se intendano soltanto creare turbolenza o proprio cerchino di sostituirsi ad una certa cultura. Occorre, quindi, capire se ci troviamo di fronte ad una insorgenza casuale di forme di tipo alternativo oppure ad un progetto più grosso - che mai e poi mai chiamerei cospirazione perché si tratta comunque di un fenomeno palese.

Del Re - La mia domanda era proprio questa: allora tu vedi - e questo elemento può essere di interesse per l'intelligence, - una sorta di progetto, non chiamiamolo cospirativo perché non è segreto, teso a realizzare una nuova forma di religione nel mondo.

Gatto Trocchi - Penso che non ci sia soltanto una nuova forma di religione progettata nel mondo, c'è un nuovo ordine che si sta profilando che sarebbe strano non capire, non sentire, non vedere.

Del Re - Voglio subito dire che non condivido questo punto di vista, in particolare non lo condivido per quanto concerne il satanismo che è lontano dall'idea di una cospirazione mondiale.

Gatto Trocchi - Non ho mai pronunciato la parola "cospirazione mondiale", io parlo di "trend socio-antropologici", cioè di linee di tendenza culturali, simboliche, economiche, ed in qualche modo anche politiche; tuttavia nessuna cospirazione. Quello che vedo, lo ribadisco, è il tentativo di sostituire ad una struttura culturale, economica e politica un'altra struttura, cosa che sta accadendo sotto i nostri occhi. Non è una cospirazione.

Del Re - Se quanto asserito è frutto di una constatazione storico-sociologica di un trend di tendenza, allora sono d'accordo che esista questo orientamento, questa particolare visione del mondo che si diffonde sempre di più.
Seguendo l'impostazione della collega Gatto Trocchi, sono d'accordo sulla tesi in quanto sono anch'io convinto che non si può parlare di un vero e proprio progetto di tipo cospirativo, messo in atto scientemente da forze individuabili che, consapevolmente, in qualche modo si mettono a tavolino per costruire questo nuovo tipo di società.

Gatto Trocchi - Certamente. Tuttavia, non credo nemmeno ad un trend autonomo ovvero all'esistenza di leggi sociologiche indipendenti dal comportamento degli esseri umani, secondo tesi legate alla vecchia sociologia. Al contrario sono gli esseri umani che, con varie modalità ed attraverso vari livelli di relazione sociale, determinano le leggi sociologiche.
Non credo neppure a leggi dell'economia astratte, provenienti da un mondo iperuranio, che noi tutti dobbiamo subire. Ad esempio sono i grandi finanzieri che, spostando grandissime entità di capitali, creano la realtà economica e finanziaria che poi gli economisti si incaricano di studiare.
Allo stesso modo non credo che esistano leggi astratte identificanti una "società dei trend" - questi ultimi considerati come immanenti, come "campati in aria" - cui noi tutti ci dobbiamo sottomettere. Penso che i cambiamenti siano imputabili agli esseri umani - con aggregazioni, con modalità diverse e con varie forme di alleanze - che possono variare nella storia, nella composizione e nelle modalità. Quindi io vedo partire dagli Stati Uniti d'America un grosso trend di cambiamento radicale di quella che è la struttura socio-culturale, ed addirittura direi antropologica, degli esseri umani.
Questo è un dato reale e non è un complotto: la dimostrazione è che i ricercatori del Massachussets, trovando il modo per fecondare l'ovulo con l'ovulo stesso, senza l'aiuto dello spermatozoo maschile, hanno dato forma e consistenza ad un trend preannunciato da tutti quelli che dicevano: "Saremo tutti androgeni".
In tal senso non si possono non vedere i collegamenti, non si può non procurarsi questo filo fatidico per legare le perle dei vari fenomeni apparsi nell'ultimo secolo. Se consideriamo tutto come casuale non riusciremo a capire che cosa sta succedendo. Senza creare allarmismi, senza l'idea del complotto segreto di cinquanta persone chiuse dentro una stanza, tuttavia è un fatto che, sì, ci sono alleanze spinte in una direzione piuttosto che in un'altra. In una parola tutto ciò che viene detto nell'ambito delle sette è stato detto prima dalla teosofia e prima ancora dalla massoneria esoterica: ciò non può accadere per caso, considerato che vengono utilizzate le stesse identiche espressioni.

Del Re - Non intendo proseguire il discorso in questa direzione che ci porta verso la metodologia della sociologia che, in definitiva, ha affrontato la collega Gatto Trocchi.
Mi limito a dire che naturalmente stiamo parlando di "zeitgeist", di "spirito del tempo": siamo noi che obbediamo allo "spirito del tempo" o è lo "spirito del tempo", questo fantasma che domina la nostra storia, a guidarci in ogni momento?
E' un processo continuo di ricambio, nel senso che noi contribuiamo in qualche modo allo "spirito del tempo", allo "zeitgeist", e lo "spirito del tempo" a sua volta opera su di noi.
Entro questi limiti mi sembra che sia giusto quanto ha affermato la collega, ossia che esiste un orientamento che si è formato forse nel 1800 e che poi, progressivamente, in qualche modo, si va diffondendo e colorando nei diversi gruppi, arrivando a manifestarsi in forme addirittura patologiche, quali possono essere quelle di tipo dimitriano o altre forme di satanismo o di radicalismo religioso di diverso genere.


Nel corso della discussione si è parlato di Scientology, un gruppo che si definisce religioso; vorrei conoscere qual è il vostro parere in proposito.

Di Fiorino - Credo, ed intendo meglio precisare quanto dicevo prima, che Scientology costituisca l'esempio di una realtà che può sicuramente dare problemi.
Mi sono occupato, quale perito, di alcune vicende che hanno interessato il movimento.
Per quanto concerne il discorso della sicurezza sociale, vorrei fare riferimento al documento che è stato realizzato dal Cantone di Ginevra, in una prospettiva di ricerca al contempo scientifica e di sicurezza, redatto da un gruppo di lavoro composto da Urs Von Daeniken, Capo della Polizia Federale (Presidente), da Laurent Walpen, Comandante della Polizia del Cantone di Ginevra, e da Jean Francois Mayer, esperto di tali problematiche.
Tuttavia l'interesse dello Stato è proprio nei confronti di un certo tipo di gruppo - indipendentemente dal fatto che questo si autoqualifichi o meno come religioso - che si comporta in un determinato modo, ossia di un gruppo che esercita un estremo controllo delle persone che ne fanno parte perché fa scattare meccanismi di azione reciproca. Di conseguenza si instaura un clima nel quale una persona è obbligata a certi comportamenti perché codificati dalle regole del gruppo: se c'è qualcuno che sta trasgredendo le regole, se questa persona è in contatto con potenziali nemici, in coloro che vivono questo tipo di realtà si crea un forte allarme. Pertanto diventa indispensabile un controllo accurato sugli associati, ad esempio attraverso meccanismi assimilabili sostanzialmente alle tecniche di suggestione ed anche mediante un controllo delle informazioni con la costituzione di veri e propri archivi di notizie.
La stessa utilizzazione di un linguaggio particolare all'interno del gruppo comporta che le persone presenti nello stesso si sentano estremamente coinvolte, subendo fortemente l'autorità della struttura gerarchica del gruppo. Alcune recenti operazioni di Polizia, mi sembra in Grecia ed in altri Paesi, hanno dimostrato, tra l'altro, come alcuni appartenenti a questi gruppi portino avanti vere e proprie attività d'intelligence con specifici compiti di infiltrazione e di raccolta di informazioni.
Penso che realtà di questo tipo possano essere di rilevante interesse per chi si occupa della sicurezza di un Paese.

Ferrari - Certamente il prof. Di Fiorino è, in Italia, lo studioso che maggiormente ha trattato il fenomeno "Scientology" a livello scientifico, raccogliendo moltissimi elementi. Pochi altri autori si sono espressi sull'argomento fornendo un'informazione estremamente obiettiva e studiando non solo quelle che sono le credenze, ma anche quella che è la prassi di Scientology. Per questo motivo aggiungere qualcosa a quello che il Professore ha detto è veramente arduo.
Vorrei riallacciare la conversazione alla teoria espressa dalla Professoressa Trocchi, che reputo interessantissima e della quale abbiamo avuto modo di discutere anche in altre sedi. Questo "filo" di collegamento probabilmente esiste; rimane da dimostrare se ce l'ha messo qualcuno o è un "filo" che collega gli avvenimenti in modo del tutto casuale. Sulla soluzione di questo interrogativo probabilmente non siamo del tutto d'accordo con la Professoressa Gatto Trocchi.
Chiarisco il mio pensiero: se io mando delle informazioni attraverso Internet, prima o poi trovo qualcuno che le riceve e le rimanda provocandone una diffusione quasi a macchia d'olio. Così avviene nella società: quando si mandano degli input - a seconda delle particolari condizioni storico culturali di ricezione - alcuni di questi hanno successo ed altri, invece, tendono a morire. L'input definibile come religioso, o meglio quello della frammentazione delle idee religiose di vario genere, è un input che ha avuto grande successo nella società.
Noi dovremmo chiederci il perché ed in ogni caso credo che l'argomento meriti una riflessione. Questa nascita continua di aggregazioni religiose, spiritualiste, parareligiose che propongono nuove dottrine e prassi, per lo più elaborando idee e spunti presi da aggregazioni preesistenti, crea quelle che possiamo definire vere e proprie trasformazioni religiose.
Queste trasformazioni religiose, analogamente a quanto avviene in un processo di tipo entropico, conducono, a mio parere, verso un degrado dello stesso concetto di religione: ciò, oramai, è davanti agli occhi di tutti.
In un processo entropico si prende l'energia per compiere varie trasformazioni energetiche sino ad arrivare, al termine del processo, alla degradazione dell'energia stessa. Così avviene con la religione: ci troviamo tutti al cospetto di una sorta di supermercato del sacro che alcuni hanno chiamato "Discount delle fedi".
Credo che il termine possa ritenersi veramente appropriato perché identifica, per lo più, una proposta d'impegno di fede di bassa qualità, che viene offerta "scontata", puntando al ribasso, per poi rientrare all'interno di un "mercato religioso" in cui si tende a trattare la religione come un qualunque altro prodotto che, se non soddisfa, può essere tranquillamente cambiato.
Hanno parlato di mercato religioso anche i sociologi Emily Keanu e Robin Stark; quest'ultimo è uno dei sociologi più informati su tali tematiche d'avanguardia. Di particolare interesse al riguardo una ricerca dell'Università di Bologna sulla religiosità dei giovani e la religiosità in Italia, alla quale ho partecipato ed i cui risultati verranno presentati e pubblicati dall'Eurispes. Il sociologo dell'Università di Bologna che ha collaborato con noi, il Professor Trombetta, si recherà per un periodo di tempo negli Stati Uniti dove lavorerà con il professor Stark proprio per studiare a fondo questo modello del mercato religioso. Il modello - possiamo definirlo come un paradigma che fa riferimento ad una metafora - è efficace per esprimere in sintesi una situazione nella quale chiunque porta avanti il proprio "prodotto religioso", non importa se buono o cattivo.
Rimanendo nell'ambito della metafora, l'acquirente compera con tranquillità il prodotto perché sa che, se non lo soddisfa, potrà procedere a cambiarlo senza problemi.
A mio parere, invece, la religione è fondamentale perché attraversa il sociale nel suo complesso: la vita di una società che si fonda sul diritto si fonda anche sulla religione e sulla cultura, pertanto non si può trattare la religione come se fosse qualcosa da cambiare quando ci pare e piace.

Del Re - Vorrei concludere il mio intervento nell'ambito di questa Tavola rotonda, evidenziando come sia di fondamentale importanza quanto asserito dalla Prof.ssa Gatto Trocchi circa la presenza di un trend, la presenza di un orientamento, che in qualche modo va verso una nuova forma di religiosità. Il dato, combinato con quanto rilevato dal collega Ferrari circa la commercializzazione della religione e la sua trasformazione in oggetto di compravendita o quantomeno di consumo - un oggetto di consumo che arriva fino ai limiti dell'usa e getta - richiede l'attenzione dell'intelligence, che dovrà essere in grado di individuare, all'interno dei diversi gruppi, se vi siano elementi legati puramente alla logica commerciale, o meglio alla logica di sfruttamento connessa a scopi consumistici. Occorrerà, d'altra parte, essere in grado di distinguere questi gruppi da quelli nei quali effettivamente sia fortemente presente una grossa carica spirituale (condivisibile o non condivisibile).
In proposito se certamente non si chiede all'intelligence una funzione teologica - per così dire - di "accertamento della fede", d'altra parte non è sicuramente difficile percepire se all'interno di un gruppo la finalità sia di tipo organizzativo commerciale e consumistico o se, invece, sia di tipo spirituale.
In tal senso è auspicabile la presenza vigile dell'intelligence verso quelle fenomenologie aggregative sedicenti religiose e verso quei gruppuscoli che dimostrano - dall'insieme delle attività, dal tipo di pubblicità, dalle manifestazioni esteriori - di essere orientati verso il consumismo, inteso in senso lato. Il compito che l'intelligence deve svolgere è spesso improbo perché sono proprio i gruppuscoli - cioè quelli formati da venti o trenta persone e quindi facilmente mimetizzabili - ad essere oggi i più pericolosi. In questa realtà i meccanismi di dominio psicologico, cui ha fatto riferimento il collega Di Fiorino, sono molto presenti, mentre all'interno dei grandi gruppi il fenomeno è meno presente per l'effetto di una legge empirica che regola i comportamenti di queste aggregazioni neoreligiose. E' quasi regola dimostrata che se un gruppo diventa numericamente rilevante vi è, in genere, una tendenza progressiva ad accettare regole comuni di comportamento senza l'osservanza delle quali la società civile respinge ed emargina.

Ferrari - Tuttavia, anche nei confronti dei grandi gruppi, occorre una forma di attenzione per accertarsi dell'eventuale presenza di una doppia valenza comportamentale: da una parte la facciata esteriore per presentarsi in un determinato modo ed ottenere riconoscimenti particolari, dall'altra un credo che esige, all'interno, un comportamento rigido per i seguaci. Questo rischio esiste e deve essere tenuto costantemente in evidenza.

Del Re - Preciso meglio il mio pensiero: mentre per i grandi gruppi, in qualche modo, il controllo si presenta più facile - seppure paradossalmente perché questi chiedono il riconoscimento per altri motivi - per i gruppi piccoli l'intelligence gioca un ruolo di primo piano.

Ferrari - Concordo ed aggiungo che il piccolo gruppo può essere pericoloso, può progettare e compiere un'azione terroristica che crea confusione, che può assumere una connotazione destabilizzante. Ne è chiaro esempio quanto è successo in Giappone od in Europa ed America nel caso dell'Ordine del Tempio del Sole. La grande organizzazione, invece, intervenendo sul livello culturale di una Nazione, può creare allarme in quanto capace di infiltrarsi negli apparati stessi dello Stato.
L'intervento dell'intelligence è realmente complesso ed i risultati possono venire soltanto da un monitoraggio condotto con accuratezza sulla situazione religiosa. Pochi Paesi hanno dedicato spazio a questi problemi proprio perché particolarmente complessi. Non si tratta di realizzare una classificazione, bensì di compiere un monitoraggio intelligente al termine del quale stabilire, sul territorio, con chi si ha a che fare, quali realtà siano da seguire e quali, con certezza, non creeranno mai problemi: tutto nel rispetto dell'assoluta libertà religiosa.


(*) Testo tratto dalla Tavola Rotonda cui hanno partecipato il Prof. Michele Del Re, il Prof. Mario Di Fiorino, il Prof. Giuseppe Ferrari, il Prof. Michael Fuss e la Prof.ssa Cecilia Gatto Trocchi, nell'ambito di un seminario di studi svolto a Roma, in data 11 e 12 gennaio 1999, presso la Scuola Addestramento del SISDe.
(**) Nota introduttiva a cura della Redazione.
(1) Michael P. Levine. Autore de "Il Panteismo - Una concezione non teistica della divinità". Nuova Atlantide ECIG, 1995.
(2) Rudolph OTTO (1869-1937). Teologo protestante filosofo delle religioni, noto per la sua teoria del "sentimento religioso" di carattere extrarazionale, da cui deriverebbe l'essenza della religione.
(3) Georges BATAILLE (1897-1962). Scrittore, poeta e pensatore francese. Fondamento della sua interpretazione della storia e della società, come del suo senso mistico individuale, al centro dei racconti e romanzi di Bataille è un erotismo cupo. Il suo stile, incline all'eccesso, è una provocazione violenta che rifiuta la facilità dell'estetismo.
(4) Raffaele PETTAZZONI (1883-1958). Storico delle religioni, docente di Storia delle Religioni, presso l'Università di Roma. Suo principale scritto: "L'essere celeste nelle credenze dei popoli primitivi". Oltre ad interessarsi delle religioni classiche ed orientali, ha svolto approfonditi studi etnologici pur evitando riduzioni naturalistiche dell'esperienza religiosa.
(5) Werner SOMBART (1863-1941). Analizzò le basi sociologiche e psicologiche dell'espansione commerciale ed industriale del capitalismo. Autore del libro "Il capitalismo moderno".

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